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ERRORE DI CONNESSIONE

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ne dicono...


Concita de Gregorio

Quelle di Franceschini sembrano storie scritte per il cinema, già pronte per diventare un film.

A Roma si era sparsa la voce che F. aveva scritto un romanzo erotico. Questo ha gettato Montecitorio nel panico, non perché non ci fossero precedenti riguardanti altri politici o consiglieri, ma perché nessuno poteva pensare che proprio F. avesse scritto un romanzo erotico.

Mi sono trovata dentro a un meccanismo perfetto di luci e ombre, di bene e male che si contaminano. La parte più sorprendente del romanzo è nell’ultima mezza pagina.

Sergio Zavoli

La qualità della scrittura di F. lo rende completamente diverso da tutta quella serie di politici che hanno la pretesa di scrivere. F. è uno scrittore.

I 53 bambini sono la scelta della trasgressione in nome della vita, dell’amore.

Se fosse ancora vivo, nel cinema ci potrebbe essere un regista fatto apposta per questo libro, ed è Marco Ferreri. Ma penso anche che in Oriente colpirebbe di più la fantasia di un artista. Penso che Kurosawa alle prese con una storia come questa diventerebbe pazzo di gioia.

Corrado Augias

Non sono rari in questo libro dei risvolti di tipo teatrale. Ce ne sono un paio che a me sono sembrati proprio di stampo pirandelliano.

Il giovanotto va a Ferrara e incontra il personaggio più bello del libro: si chiama Mila, è una giovane prostituta, allegrissima. Mi ha ricordato il film “Irma la dolce”.

Mi apprestavo a credere che il racconto fosse avviato decisamente verso “quella” direzione e lì sarebbe finito, e invece 10 centimetri prima della fine la storia prende di colpo una deviazione e se ne va da tutt’altra parte, con una trovata narrativa notevole.

Qual è il senso di questo racconto, al di là della bella costruzione, vorrei dire della sceneggiatura? È il senso della libertà e dell’amore. Voi direte: e ti pare niente? Infatti è bello per questo.

Gianrico Carofiglio

Nel libro ci sono diverse cose decisamente interessanti. In primo luogo un approfondimento di quello che si trova nel primo [romanzo], e cioè un uso in alcuni casi veramente lirico delle parole che alludono ai sensi.

È un tema borgesiano, quest’idea dell’assenza di soluzione di continuità tra vita e libri, tra magia e realtà, tra fantasia e concretezza.

Il libro è essenzialmente una storia di opposizione tra ordine e disordine, il racconto si muove tutto tra questi due poli. Il finale esprime la preferenza, probabilmente proveniente dal profondo, dell’autore.

Roberto Vecchioni

E con le puttane i ladri, e con i ladri personaggi anche poco credibili. D’altronde a Ferrara questo è normale. A Ferrara le persone hanno nomi incomprensibili.

Perché lui [Iacopo] impara la vita, non l’aveva mai fatto prima. È proprio questo scoprire che ci sono persone che non mostrano superfici diverse da quello che è il loro “interno”, che sono come sono.

È uno dei primi romanzi che leggo dove non ho trovato nessuna cosa che assomigli a un altro romanzo. È veramente originalissimo.

Jovanotti

“Secondo me [Franceschini] ha un animo artistico, si vede dai romanzi che scrive. Giorni fa, durante una cena a Cortona, gli ho suggerito di smettere con la politica e di fare lo scrittore a tempo pieno”.

E Veltroni?
“Una bella penna anche lui, ma il Veltroni politico e lo scrittore sono due facce della stessa medaglia. Franceschini è più schizzato, imprevedibile. Perché la realtà è complessa, le persone pure, mentre la politica costringe a essere bianco o nero, la tua complessità non la puoi mettere in scena”.
(intervista all’Espresso, 14/4/2011)

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